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Mostra Ora et Labora al Museo del Novecento di Firenze

La Mostra Ora et Labora in corso al Museo del Novecento di Firenze: gli orari, i periodi, il costo dei biglietti e le opere, la sede espositiva.

Mostre a Firenze per settore artistico: Pittura, Scultura, Arte Contemporanea, Fotografia.

Mostra Ora et Labora Firenze
Ora et Labora. Da qui tutto bene. Rebecca Moccia - Museo del Novecento, Piazza Santa Maria Novella, 10 - Firenze

Mostra in corso dal 27 ottobre 2019 al 16 gennaio 2020

La mostra propone una installazione site specific di Rebecca Moccia (Napoli, 1992) dal titolo “Da qui tutto bene”, a cura di Sergio Risaliti e in collaborazione con la Galleria Mazzoleni (London – Torino).

Comunicato stampa della Mostra Ora et Labora. Da qui tutto bene. Rebecca Moccia

Un nuovo progetto anima il loggiato al primo piano del Museo Novecento, luogo originariamente destinato alla lettura, alla meditazione e al confronto silenzioso e oggi spazio vitale della sezione Ora et labora, aperta ad una riflessione sul linguaggio e sul valore della scrittura nelle arti visive in cui giovani artisti contemporanei sono chiamati, di volta in volta, a confrontarsi con l’architettura del museo e con il tessuto urbano in cui questo si colloca. Dal 27 settembre al 16 gennaio 2020 albergherà nei suoi spazi l’installazione site specific di Rebecca Moccia (Napoli, 1992) dal titolo “Da qui tutto bene”, a cura di Sergio Risaliti e in collaborazione con la Galleria Mazzoleni (London – Torino).

Con raffinata ironia, l’artista riflette sulla storia del complesso monumentale delle Ex Leopoldine che, dopo aver ospitato per secoli malati e mendicanti, è stato convertito in luogo di accoglienza e istruzione per giovani fanciulle povere, prima di essere restituito alla comunità come scuola e, infine, come museo di arte moderna e contemporanea. In un edificio dalla forte vocazione sociale, il lavoro di Rebecca Moccia chiama in questione la nostra appartenenza a questo spazio e a questo tempo, facendoci oscillare tra il confronto brutale con una realtà fittizia e la delicata sospensione della nostra transitorietà. L’intervento dell’artista prevede l’impiego di carta blue back: attaccata sul retro, la carta lascia celata alla vista la parte usualmente riservata all’immagine. I fogli sono strappati con il taglierino ricordando l’ombra delle fronde e degli elementi architettonici del loggiato. Queste ombre in negativo ricalcano la luce dell’alba del giorno dell’apertura della mostra (26 settembre), calcolata attraverso l’impiego di un software di illuminotecnica. La carta si sovrappone, coprendo parzialmente le coppie di sinonimi maschili e femminili dipinte su muro, tratte dalla serie Un Linguaggio Inaudito (2013-2018). A completare l’installazione, quattro altoparlanti trasmettono ininterrottamente notiziari e dibattiti di attualità in italiano e in inglese.

“Operando con feroce leggerezza sulle contraddizioni del nostro tempo – spiega il direttore artistico del Museo Novecento, Sergio Risaliti – Rebecca Moccia traccia un’originale geografia che si dispiega sulla superficie per svilupparsi in profondità. Ormai distante dall’ortodossia concettuale che riponeva ogni fiducia ontologica nel verbo – unica icona rimasta dopo l’azzeramento dell’iconografia figurativa – Moccia si appropria del linguaggio scritto e della calligrafia (gesto dello scrittura) con sottigliezza, opponendo resistenza alla barbarie linguistica. Un gioco (serio) e come leggiadro di ombre: chiome e vestigia metafisiche costruiscono lo spazio di rappresentazione che reinventa lo spazio pubblico (meditativo) con la doppia maestria di un pittore rinascimentale e di un paesaggista giapponese”.

“Si tratta di una cronaca un po’ reale e un po’ simbolica, del nostro eterno presente – aggiunge l’artista –. Di quello che resta, del differenziale materiale del tempo iperconnesso, del nostro spazio, delle nostre immagini, dei discorsi e dei proclami elettorali, della memoria a breve termine, delle esperienze condivise, dei drammi e delle cose irrilevanti, delle relazioni che cominciano e che finiscono, delle morti nel Mediterraneo, dei dazi, dei terroristi, dei funerali per i ghiacciai, della nostra generazione impregnata di romanticismo nonostante tutto”.

Rebecca Moccia (Napoli, 1992) vive e lavora a Milano. Dopo il diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, consegue la laurea magistrale in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università Statale di Milano dopo un periodo di ricerca svolto presso il MAC USP, Museu de Arte Contemporânea da Universidade de São Paulo (Brasile). Dal 2012 è invitata a partecipare a numerose mostre collettive tra le quali: L’intimità dell’immagine come luogo comune a cura di Gianni Caravaggio presso ViaFarini, DOCVA, a Milano; Ni Dieu Ni Maitre a cura di Andrea Bruciati presso la Galleria Massimodeluca di Mestre (VE); Incontro, a cura di Bernard Rudiger e Gianni Caravaggio presso Réféctoire des Nonnes, ENSBA, Lyon; Chaotic Passion a cura di Anna Lovecchio e CHAN, Museo d’arte contemporanea di Villa Croce a Genova; Throwing balls in the air per l’Academiae Youth Art Biennale a cura di Christiane Rekade e Francesca Boenzi presso la Fortezza/Franzenfeste di Bressanone; Io sono qui a cura di Lorenzo Bruni, Macro Testaccio, Roma; Mythologies, a cura di Roberto Lacarbonara presso Palazzo Palmieri, Monopoli (BA); More than words a cura di Daniela Ferrari presso la Galleria Mazzoleni, Londra; Il disegno politico Italiano, AplusA, Venezia. Nel 2015 tiene la sua prima personale Sempre più di questo, a cura di Lorenzo Bruni, presso la Galleria Massimodeluca. Seguono, nel 2016, Substantial con Ornaghi&Prestinari con il contributo di Ginevra Bria presso lo spazio The Open Box di Milano e, nel 2017, Cuore, a cura di Stefano Giuri, presso Toast Project Space, Manifattura Tabacchi, Firenze e Fireworks, a cura di Christian Caliandro presso la Galleria Massimodeluca. Nel 2018 è tra gli artisti partecipanti al XXIV CSAV presso la Fondazione Antonio Ratti, Como. Alla produzione artistica affianca la scrittura di articoli di critica per riviste d’arte contemporanea, come “Arteecritica” e “Dasartes Brasil”, e la realizzazione di progetti artist-run che mettono in discussione le modalità di fruizione e sviluppo dell’arte contemporanea, come le tre edizioni di Studi Festival a Milano (dal 2015 al 2017) e FEA, festival dos espaços dos artistas de Lisboa, durante ARCOLisboa 2018 e 2019.

Orario d'apertura: estivo (1 aprile – 30 settembre): lunedì, martedì, mercoledì, sabato e domenica dalle 11.00 alle 20.00; giovedì dalle 11.00 alle 14.00; venerdì dalle 11.00 alle 23.00. Invernale (1 ottobre – 31 marzo): lunedì, martedì, mercoledì, sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00; giovedì dalle 11.00 alle 14.00. Chiuso il 25 dicembre.
Biglietti: intero € 8,50, ridotto € 4. Gratuito fino a 18 anni.
Telefono: +39.055.286132
E-mail: [email protected]
Sito Web: Museo del Novecento

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