
Nichilismo – Torniamo a parlare d’arte - Sala del Basolato, Palazzo Comunale, Piazza Mino, 24 - Fiesole (Fi)
Mostra in corso dal 2 al 25 luglio 2021
In concomitanza con l’Estate Fiesolana, Kreshnik Aliaj (Valona, Albania 1985) sarà l'artista
che esporrà le sue sculture a Fiesole quest'estate nella Sala del Basolato del Palazzo
Comunale in Piazza Mino a Fiesole (Fi), con la mostra “Nichilismo – Torniamo a parlare
d’arte”.
Comunicato Stampa della Mostra
Nichilismo – Torniamo a parlare d’arte
La mostra, che inaugurerà il 2 Luglio alle 19.00, è un compendio della recente produzione
dello scultore albanese naturalizzato fiorentino, che da anni lavora nell’entroterra culturale del
capoluogo toscano.
Formatosi al Liceo Artistico Leon Battista Alberti e poi all'Accademia di
Belle Arti, Aliaj è un outsider dell’arte. Fra gli ultimi possessori del vero mestiere scultoreo, non
si è mai inserito nelle comunità artistiche locali, preferendo la solitudine del proprio studio ove,
pur geloso della sua autonomia, si è sempre impegnato al dialogo con parecchi giovani artisti,
rivestendo per alcuni di essi il ruolo di mentore e consigliere.
Il titolo della mostra è un riferimento alle lunghe chiacchierate intrattenute fra le polverose
mura del laboratorio, nelle quali lo scultore si è sempre contraddistinto per un greve nichilismo
attivo. Seppur consapevole dei limiti attuali dell’arte figurativa, non è mai riuscito a farne a
meno: Kreshnik Aliaj scolpisce guidato da un istinto ferale, ma riesce a ottenere forme che,
congelate in una stato di perenne inazione, risultano depurate dalle violente discrepanze del
presente, rivelando una sensibilità antica e a tratti delicata.
L’aspetto contemplativo, leggibile
nelle pose ineffabili e nelle espressioni assorte delle sue figure, è derivato dall’enorme
influenza che il Manierismo di Michelangelo e Pontormo ha imposto su Aliaj, artisti dei quali
egli è può esser considerato l’unico fiero allievo tutt’ora in vita. Anche loro, secoli fa, si
riunivano attorno alle loro opere per discutere dei destini e delle filosofie impastate in forme e
colori, in un convitto che grazie ad Aliaj può ancora oggi continuare proprio negli stessi luoghi
abitati da quei grandi maestri.
La mostra sarà visitabile fino al 25 Luglio.
Torniamo a parlae d'arte
Ogni scultura è protetta da una cassa, un cubo,
la massima approssimazione della forma scultorea contenuta al suo interno.
Solitamente ne assicura il trasferimento, dalla
bottega alla mostra, dallo scultore al pubblico.
Ma stavolta il cubo, giunto a destinazione, si
pone anch’esso in mostra, aprendosi su un lato
per svelare la statua. Diviene così scatola prospettica, casa geometrica, grotta squadrata.
La cassa è anche sala di posa, camera oscura
dove la luce modella e scolpisce senza bisogno
di toccare. Al suo interno, un frammento scultoreo nuovissimo, un reperto di arte contemporanea. Il corpo è condotto sapientemente
ma anche sapientemente interrotto, così che
persino un arto invisibile agisce da completamento plastico.
Se la cura del corpo della statua testimonia la
ricerca di una permanenza di significato, altri
oggetti che la accompagnano testimoniano
l’opposto. Cornici e specchi rotti, volti sfigurati, additano il degrado di ciò che non sa divenire frammento, di ciò che non sa scorrere nel
tempo, ciò che è maschera e non volto dell’arte, comprese le ambizioni eterodirette di coloro che su quel volto risalgono in una lenta gara
di lumache, che solo la laica sacralità dell’arte
forse può fermare.
Le sculture in mostra sono in primis forma,
senza ulteriore aggettivazione. Tali forme assolute diventano però visibili solo se contornate da pelli di argilla, gesso, marmo, bronzo. Lo
scultore separa e isola corpi dal resto dell’universo. Cattura spazio riversandolo nel vaso della figura umana. Lancia nel vuoto una rete che
rende visibile l’anatomia di un corpo. La qualità
e l’efficacia di questa rete sono il frutto di un
intreccio di talento e tecnica, libero da qualunque autoassoluzione, in dialogo con i maestri
dai quali apprendere ciò che serve per batterli,
sottoposto a una rigorosa disciplina artistica,
indipendente da tutto se non dal proprio severo
giudizio, in una bottega neorinascimentale nella quale il puro lavoro dello scultore si schiera
con naturalezza contro ogni accademismo.
Se poi osserviamo meglio, scopriamo che
anche quegli oggetti che prima indicavamo
come emblemi negativi di degrado (cornici,
specchi rotti…), si riscattano grazie alla connessione compositiva della loro geometria con
il corpo organico della statua. Emerge qui un
principio scultoreo particolarmente chiaro
nella sua ipotesi greca. Per citare le parole di
Kenneth Clark, “[…] esso prende il corpo umano, l’oggetto più sensuale e di interesse più
immediato, e lo pone al di fuori del tempo e
dell’interesse carnale; ma al contempo prende
la matematica, la funzione più astrattamente
razionale del pensiero umano, e ne fa un piacere dei sensi”. Coniugando così il principio
organico e quello geometrico della bellezza. Il
nudo, nella scultura, non è il vivente, né una sua
copia, ma un concetto plastico assoluto, e in
quanto tale capace di tenere unito quello che
fuori dalla scultura appare diviso
Orario d'apertura: da lunedì a venerdì dalle 16.00 alle 23.00; sabato e domenica dalle 10.00 alle 23.00.
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